Cos’è l’introversione

Premessa

Introverso ed estroverso sono termini coniati da C. G. Jung nel suo libro “Tipi psicologici” pubblicato nel 1921. Gli stessi termini sono stati usati nelle opere di altri studiosi con varie definizioni più o meno simili a quella di Jung. Non esiste una definizione accademica dell’introversione/estroversione universalmente riconosciuta.

Questo non deve sorprenderci perché la psicologia in generale, nonostante le intenzioni o le pretese della maggior parte dei suoi studiosi, non può essere considerata una scienza, come è vero anche per la filosofia e la religione. Il che non vuol dire che essa non debba avvalersi dei contributi di scienze come la medicina e la genetica.

Solo una parte della psicologia può essere affrontata col metodo scientifico, e le teorie della personalità (ambito in cui si colloca il concetto di introversione) non possono esserlo perché si interessano di ciò che nell’uomo è meno misurabile e verificabile oggettivamente. Ne consegue che qualsiasi definizione dell’introversione non può essere vista che come l’opinione di uno studioso con un numero più o meno grande di sostenitori.

Nel linguaggio comune popolare, d’altra parte, il termine “introverso” è molto usato con una connotazione negativa generalmente condivisa, ingiusta quanto ignorante e superficiale, in pratica come sinonimo di timidezza e scarsa socialità, cosa che costituisce forse il maggior motivo di sofferenza per gli introversi.

Il testo che segue è una sintesi delle informazioni che ho raccolto sull’introversione da varie fonti, tra cui, principalmente, gli scritti di Luigi Anepeta, che considero il più autorevole studioso italiano della materia.

Essendo io introverso, la mia esposizione è affetta da conflitto di interessi.

Definizione dell’introversione

Introversione ed estroversione sono tipi di personalità opposti che si differenziano per una serie di aspetti comportamentali, emozionali, ed intellettuali più o meno soggettivi. Premesso che una stessa persona può manifestare caratteristiche di entrambi i tipi simultaneamente o ciclicamente (pur con uno sbilanciamento più o meno grande a favore di uno dei due) le caratteristiche tipiche dell’introverso possono essere riassunte come segue.

Caratteristiche condivise da quasi tutti gli studiosi

  • maggior interesse per la realtà interiore che per quella esterna, maggiore tendenza alla riflessione e all’introspezione, all’esplorazione e all’esame critico dei propri pensieri, idee, fantasie, sentimenti, conflitti, inibizioni, paure etc; maggior interesse verso pensieri e astrazioni che verso persone e cose concrete;
  • minor bisogno di compagnia; bisogno di ricaricarsi in solitudine dopo un certo tempo speso in compagnia; maggiore capacità di star bene e divertirsi anche da soli;
  • tendenza ad avere amicizie meno numerose ma più profonde
  • minor bisogno di stimoli esterni; minore tolleranza agli eccessi di stimolazione esterna; maggiore capacità di auto-stimolazione;
  • temperamento più calmo, docile e paziente

Caratteristiche condivise da un minor numero di studiosi

  • tendenza, prima di parlare, a riflettere sulle cose da dire; tendenza ad ascoltare più che a parlare, tranne per gli argomenti che conosce molto bene;
  • atteggiamento più critico e meno tollerante verso i mali della società e le persone che li causano; tendenza a giudicare e a giudicarsi;
  • maggior bisogno di approvazione;
  • spiccato interesse per questioni etiche e morali; senso della giustizia più disinteressato, cioè sentito anche quando le vittime delle ingiustizie sono persone con cui ha poco a che fare; idealismo etico; maggiore tendenza a sviluppare sensi di colpa; maggiore capacità di autocritica;
  • motivazione al progresso civile e al miglioramento della società, a cui si sforza di contribuire in qualche modo piuttosto che cercare di adattarsi alla società così com’è;
  • maggiore empatia per gli altri, maggiore senso di responsabilità e del dovere, rispetto per il prossimo, preoccupazione di non dispiacere o nuocere agli altri; maggiore capacità di intuire gli stati d’animo e le aspettative altrui;
  • insofferenza per la superficialità, la banalità, il conformismo e i fenomeni di massa; preferenza per una comunicazione più profonda, creativa e meno conformista;
  • maggiore selettività nelle relazioni sociali con preferenza verso persone affini o che dimostrano di apprezzare le sue peculiarità; maggiore riservatezza nei confronti delle persone che non percepisce come affini;
  • tendenza ad investire molta energia psichica e impegno morale nei rapporti sociali; si aspetta un uguale comportamento dagli altri, rimanendo spesso deluso;
  • tendenza a parlare seriamente e a prendere sul serio quello che gli altri dicono, con conseguenti frequenti delusioni;
  • difficoltà a parlare in pubblico spontaneamente senza una sufficiente preparazione e senza conoscere bene l’argomento; preferenza per conversazioni con poche persone;
  • spiccata sensibilità verso la poesia, l’arte e la filosofia; maggiore curiosità e vivacità intellettuale;
  • maggiore dipendenza dalle aspettative dei genitori e minore dipendenza dalle aspettative del gruppo dei coetanei;
  • tendenza a non rivelare le proprie idee e i propri sentimenti (specie quelli più nobili) per evitare di passare per arrogante, presuntuoso, moralista, rompiscatole, guastafeste o antisociale; la necessità di nascondere la propria vera natura comporta un cospicuo dispendio di energia psichica nelle situazioni sociali, dove perciò si stanca rapidamente e presto desidera ritirarsi dalla compagnia per potersi ricaricare;
  • tendenza ad apparire arrogante e presuntuoso agli occhi della maggior parte degli estroversi, a meno che non mostri i segni di una timidezza che possa giustificare in altro modo la sua ritrosia verso gli altri;
  • tendenza ad apparire flemmatico, indifferente e passivo anche provando forti emozioni;
  • tendenza a lavorare in profondità piuttosto che in vastità; tendenza al perfezionismo;
  • tendenza a sottovalutarsi;
  • maggiori capacità auto-didattiche;
  • maggiore predisposizione alla timidezza, a causa della cattiva considerazione di cui l’introverso è oggetto da parte della maggioranza estroversa che lo considera psicologicamente inferiore, socialmente inetto e/o antisociale; tale considerazione negativa può facilmente determinare nell’introverso inconsapevole un senso di inferiorità e di inadeguatezza che possono portarlo a vergognarsi di essere quello che è;
  • rischio di sviluppare una delle seguenti sindromi:
    • introversione diligente: sforzo continuo per farsi apprezzare e amare dagli altri sacrificando la propria individualità incompresa e originalità, con conseguenti possibili nevrosi;
    • introversione oppositiva: stato permanente di ostilità verso la società con conseguente isolamento e/o psicosi;
  • neotenia accentuata (neotenia = conservazione di caratteristiche fisiche e psichiche giovanili e maturazione sessuale e intellettuale più lenta e psicologicamente più ricca e complessa).

NOTA: tutte le caratteristiche sopra esposte potrebbero essere derivate in qualche misura da una maggiore neotenia e/o da altri fattori genetici ancora sconosciuti. Il rapporto tra neotenia e introversione è una scoperta di Luigi Anepeta.

Citazioni da “Tipi psicologici” di C. G. Jung

“…il primo (l’estroverso) si orienta in base ai fatti esterni così come sono dati, l’altro (introverso) si riserva un’opinione che s’interpone fra lui e la realtà obiettiva. […] Quando uno pensa, sente e agisce, in una parola, vive in modo direttamente corrispondente alle circostanze obiettive e alle loro esigenze […] è estroverso. La sua vita è tale che l’oggetto, in quanto fattore determinante, possiede manifestamente nella sua coscienza un’importanza maggiore che non la sua opinione soggettiva. Perciò egli non si aspetta mai di imbattersi in qualche fattore assoluto nel suo mondo interiore, dato che fattori di tal genere egli li ravvisa solo all’esterno.[…] nell’introverso tra la percezione dell’oggetto e il comportamento dell’individuo s’inserisce un punto di vista soggettivo che impedisce che il comportamento assuma un carattere corrispondente al dato obiettivo. […] La coscienza dell’introverso vede sì le condizioni esterne, ma elegge a fattore determinante l’elemento soggettivo. […] Mentre il tipo estroverso si richiama prevalentemente a ciò che a lui giunge dall’oggetto, l’introverso si appoggia piuttosto su ciò che l’impressione esterna mette in azione nel soggetto.”

Riferimenti

Luigi Anepeta: Vademecum sull’introversione
Luigi Anepeta: Introversion as a way of being (Vademecum on introversion)
Luigi Anepeta: Timido, docile, ardente… Manuale per capire ed accettare valori e limiti dell’introversione (propria o altrui)
Personality Theories (George Boeree)
Carl Jung (George Boeree)
Hans Eysenck and other temperament theorists (George Boeree)
Trait Theories of Personality (George Boeree)
The Ultimate Theory of Personality (George Boeree)
Commento critico al saggio “Personality Theories” di C. G. Boeree (Luigi Anepeta)
How you can tell that you are an introvert (about.com)
Extraversion and introversion (wikipedia.org)
Caring for your introvert (theatlantic.com)
Introversion and the Energy Equation (psychologytoday.com)