C’è arroganza e una certa ipocrisia anche nel dire “so di non sapere”.
Secondo il vocabolario Treccani, l’arroganza è l’insolenza e asprezza di modi di chi, presumendo troppo di sé, vuol far sentire la sua superiorità. In realtà la maggior parte della gente considera arrogante chi asserisce direttamente o indirettamente la propria superiorità in un particolare ambito, anche senza usare insolenza e asprezza di modi, e senza presumere troppo di sé.
Infatti l’arroganza è considerata un grave difetto o vizio dalla maggior parte della gente, oltre che motivo di irritazione e antipatia, laddove la modestia e l’umiltà sono considerate virtù.
La Psicologia dei bisogni spiega questo fatto facendo riferimento all’agente mentale (anche detto dèmone) denominato “Alfa-io” (vedi Struttura della psiche), che presiede ai bisogni di prevalenza, cioè alla tendenza ad occupare la posizione gerarchica più vantaggiosa (sia in termini di prestigio che di potere) consentita dalla comunità di appartenenza e dalle proprie doti e capacità.
Ma l’Alfa-io deve scendere a patti con l’altro dèmone chiamato Super-io, che, invece, presiede ai bisogni di appartenenza e integrazione sociale, il quale impone una censura all’Alfa-io per evitare il rischio che il soggetto venga emarginato o comunque punito dalla comunità a causa della sua arroganza, anche detta “superbia”. Per effetto di tale censura, l’Alfa-io è spinto a nascondere la sua eventuale superiorità dietro una maschera di modestia e umiltà più o meno convincenti.
Come si evince dagli seguenti, il fenomeno dell’arroganza e della sua comune condanna nasconde un dramma esistenziale di proporzioni molto più grandi di quanto potrebbe apparire ad un’analisi superficiale: la repressione e rimozione del bisogno biologico di confrontarsi con i propri simili per stabilire una gerarchia di poteri e privilegi, con tutti i disagi mentali e le mistificazioni che la frustrazione di tale bisogno comporta.
Vedi anche i seguenti articoli sull’arroganza dal blog Il mondo visto da me: