Bisogni e paure — le gabbie mentali

“L’uomo debole ha sempre paura del cambiamento. Si sente sicuro nello status quo, e ha una paura morbosa del nuovo. Per lui il fastidio più grande è il fastidio di una nuova idea.” (Martin Luther King)

“Fa ciò che ti fa più paura e la fine della paura è certa.” (Mark Twain)

La paura è un’emozione indotta da una minaccia, reale o presunta, capace di provocare cambiamenti nel corpo e nel comportamento esterno di chi la prova (come fuggire, nascondersi, immobilizzarsi, aggredire, dolore, sudorazione, tremore, rossore ecc.) di fronte a particolari oggetti, animali, persone, situazioni, eventi reali, virtuali o immaginari ai quali la paura è associata nella mente dell’individuo stesso.

La paura ha un aspetto esteriore, sensibile e visibile, e uno interiore, costituito da meccanismi mentali inconsci. Infatti, le paure ci governano, ci dicono cosa non dobbiamo fare, dove non dobbiamo andare, con chi non dobbiamo socializzare, cosa non ci deve piacere. Tutto questo avviene inconsciamente, e senza che ci sia necessariamente una giustificazione razionale.

Come i bisogni, le paure possono essere classificate in primarie (cioè geneticamente determinate) o secondarie (cioè interattivamente determinate). Una paura secondaria si sviluppa a seguito di un trauma o situazione che ha prodotto un’emozione dolorosa e/o attivato una paura primaria. Quando ciò avviene, la psiche classifica come minacciosa la circostanza (o persona o animale) che  ha provocato il dolore o la rievocazione della paura originale, e fa della circostanza (o persona o animale) l’oggetto di una nuova paura.

Le paure possono essere consce e/o inconsce ed essere accompagnate (ma non sempre) da sensazioni ed emozioni sgradevoli e/o dolorose, a volte con effetti fisici visibili come tremore, rossore, biancore, aumento della pressione sanguigna, della sudorazione, del livello di adrenalina ecc.. Tra le paure, l’ansia è una paura di cui non si conosce l’oggetto, o il cui oggetto è considerato inevitabile, incontrollabile e imprevedibile.

Possiamo dividere le paure in razionali (o ragionevoli) e irrazionali (o irragionevoli). Le prime sono quelle che si possono ritenere giustificate, sane o appropriate. Le seconde, denominate comunemente fobie, sono quelle che non hanno una giustificazione razionale, sono morbose, inappropriate, causano inutili sofferenze e possono inibire la soddisfazione di bisogni. La distinzione tra paure razionali e fobie può essere difficile perché qualsiasi paura, razionale entro una certa misura, può diventare fobia quando è esagerata, cioè quando viene attivata con intensità eccessiva rispetto all’effettivo rischio e pericolo.

Le paure, per quanto riguarda i meccanismi inconsci che le attivano, possono essere viste come bisogni negativi, cioè bisogni di evitare qualcosa (o bisogni di evitamento). La differenza tra un bisogno (positivo) e una paura (cioè un bisogno evitante) è che mentre il primo spinge il soggetto ad agire verso qualcosa o qualcuno e ad interagire con esso al fine di soddisfare il bisogno stesso, la paura lo spinge ad allontanarsi, a fuggire, ad immobilizzarsi, a nascondersi o, non potendo fare altro, ad aggredire esasperatamente l’oggetto della paura (persona, animale, macchina, oggetto o luogo fisico). Questo è ciò che appare esternamente al soggetto, cioè come suo comportamento esteriore. Ma la paura di una certa cosa spinge l’uomo ad evitare (sia nella vita reale che in quella immaginaria, cioè nel pensiero) qualsiasi situazione (o idea) che possa facilitare l’incontro (reale o metaforico) con la cosa “orribile”, dando luogo alla creazione di bisogni secondari e strategie finalizzati ad evitare tale incontro. Il risultato di queste strategie evitanti è una sostanziale auto-limitazione a tutti i livelli (territoriale, sociale e intellettuale). Insomma, una “gabbia mentale” più o meno stretta.

Chi ha paura di qualcosa quasi mai prende iniziative per diminuire o eliminare la paura stessa, bensì cerca di evitare tutte le cose e le circostanze che la suscitano. La paura viene spesso considerata un dato di fatto ineluttabile oltre che doloroso e quindi la psiche si organizza non per vincerla, ma per evitarla. E siccome una paura può essere evocata anche mediante raffigurazioni (per esempio foto o descrizioni) del suo oggetto, o semplicemente pensando ad esso, la psiche si organizza in modo da evitare perfino di pensare a ciò che fa paura, rendendo praticamente impossibile il superamento della paura stessa, che rimane perciò sempre latente e inattaccabile.

Tra paure e bisogni ci può essere un rapporto di convergenza, nel senso che una certa paura razionale potrebbe essere funzionale alla soddisfazione di un bisogno anch’esso razionale, cioè sano. Per esempio, la paura di disobbedire ai genitori potrebbe essere funzionale al bisogno di mantenere il contatto con i genitori stessi, di essere da essi protetti e nutriti.

Per aiutare il paziente ad individuare e classificare le paure del suo caso, il terapeuta può mostrargli un repertorio di possibili paure che ogni essere umano potrebbe avere, come quello che si trova nel capitolo Repertorio delle paure.


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