Super-io e autocensura inconscia

Io suppongo che il comportamento di un essere umano sia sempre finalizzato alla soddisfazione dei propri bisogni e desideri, secondo i programmi registrati nella sua mappa cognitivo-emotivo-motiva (vedi il capitolo Mappa cognitivo-emotivo-motiva). Di fronte a problemi da risolvere o a decisioni da prendere, sulla base di tale mappa l’io cosciente e altri agenti mentali (inconsci) concorrono per determinare cosa fare, cosa dire, cosa pensare, cosa scegliere, momento per momento.

Uno di questi agenti inconsci corrisponde a quello che Sigmund Freud chiamava, e anche noi chiameremo, Super-io.

La funzione del Super-io è quella di contribuire alla soddisfazione del bisogno di comunità garantendo un comportamento morale da parte del soggetto. Si tratta dunque di una specie di angelo (o meglio, dèmone) custode che ci avverte se stiamo per fare, stiamo facendo o abbiamo fatto qualcosa di immorale o di brutto, cioè di contrario all’etica e/o all’estetica della nostra comunità di appartenenza.

L’avvertimento, se opportuno, viene trasmesso suscitando un senso di colpa il quale corrisponde alla paura di essere puniti o espulsi dalla comunità. Viceversa, se l’azione che ci accingiamo a compiere, stiamo compiendo o abbiamo compiuto è conforme all’etica e/o all’estetica della nostra comunità, il super-io ci premia con un gradevole senso di conformità morale.

Ritengo che il Super-io sia emerso durante l’evoluzione della specie umana e si sia mantenuto fino a noi per il suo valore adattivo. Infatti credo che senza di esso la nostra specie si sarebbe estinta, o sarebbe rimasta allo stadio preumano.

Ritengo inoltre che le religioni abbiano avuto gioco facile ad insediarsi grazie alla capacità della specie umana di provare sensi di colpa, ovvero di auto-censurarsi.

Il Super-io è dunque l’autocensore, ovvero il rappresentante interiorizzato della comunità, che ci ricorda quali sono i nostri obblighi, divieti e doveri (vedi il capitolo Egoismo, ignoranza, malvagità, indifferenza – Giudizio morale).

L’uomo è capace di auto-censurarsi sia consciamente che inconsciamente. L’autocensura conscia segue una logica razionale che, in base alle esperienze e alle conoscenze del soggetto, prevede le ripercussioni sociali di ogni tipo di comportamento, ovvero stima le probabilità che una certa azione sia approvata o disapprovata dagli altri, ovvero sia loro gradita o sgradita.

L’autocensura inconscia, invece, segue una logica grossolana e priva di senso della misura, potremmo dire binaria, nel senso che determina se una certa azione è assolutamente lodevole, assolutamente riprovevole, o moralmente irrilevante e non spiega il motivo di tale giudizio, anche perché esso viene comunicato all’io cosciente per via sentimentale, e non verbale. Il verdetto del Super-io infatti è sempre e soltanto uno dei seguenti:

  • uno sgradevole senso di colpa (o di disgrazia)
  • un gradevole senso di innocenza (o di grazia).
  • nessun sentimento particolare

Se il Super-io è utile alla sopravvivenza dell’individuo e alla conservazione della sua specie, dov’è il problema?

Il problema è che la logica del Super-io potrebbe essere sbagliata, ovvero potrebbe segnalare come immorale un comportamento che, da un punto di vista razionale, non lo è, nel senso che non ci sono motivi per prevedere che a seguito di quel comportamento ci possano essere ripercussioni sociali negative. Può anche accadere il contrario, ovvero che il Super-io non segnali come immorale un particolare comportamento che sarebbe meglio censurare in quanto socialmente pericoloso.

Il problema è dunque la giusta calibrazione del Super-io, ovvero il suo adattamento alla comunità di appartenenza reale, piuttosto che ad una comunità interiorizzata che non corrisponde a quella reale, con regole morali diverse in senso qualitativo o quantitativo, ovvero molto più o molto meno severa.

Un altro problema è che il Super-io è generalmente alleato del conformismo, e tende a censurare ogni forma di non conformità o di anticonformismo, costituendo un freno alla creatività e al progresso civile.

Il Super-io si forma nei primi anni della vita di un essere umano, quando a questo mancano sufficienti conoscenze e la capacità critica nei confronti degli insegnamenti morali che riceve. Perciò, a seguito di un’educazione morale molto severa, si può sviluppare un Super-io più esigente del necessario, o eccessivamente severo al punto di causare disagi e disturbi psichici e psicosomatici. Per lo stesso principio, a seguito di un’educazione troppo permissiva, il Super-io potrebbe non svilupparsi sufficientemente.

Nei casi peggiori, può persino succedere che il Super-io dia origine ad un auto-boicottaggio del soggetto nel senso che cerchi di impedire a questo di portare a termine con successo un progetto che, secondo la sua logica, è immorale. E se il soggetto è riuscito a completare con successo il progetto nonostante le resistenze del Super-io, può succedere che questo impedisca al soggetto di goderne i frutti generando un bisogno di espiazione che comporta la distruzione o l’accantonamento di quanto realizzato, e una qualche forma di penitenza, come una malattia psicosomatica.

In questi casi, una psicoterapia può essere una soluzione per ricalibrare il Super-io in modo da correggerne errori ed eccessi, e in tal modo liberare il soggetto da sensi di colpa inutili, dannosi e dolorosi, e da pericolose tendenze a far fallire i propri progetti.

Prossimo capitolo: Pragmatica dell’interazione umana.