A mio parere siamo generalmente peggiori di quanto l’etica e l’estetica comune ci permettono di essere. Per “peggiori” intendo più egoisti, più competitivi, più vili, più cattivi, più brutti, meno intelligenti, meno capaci, meno sensibili ecc.
Lo scarto tra il nostro essere, il nostro dover essere e il nostro voler apparire è tale da costringerci a mentire agli altri e a noi stessi, cioè a vivere una permanente mistificazione e automistificazione.
La vita sociale implica un tacito accordo per cui ognuno rinuncia a vedere e a denunciare le mistificazioni altrui. Finiamo così, per effetto dell’abitudine, per ingannare sistematicamente e inconsapevolmente gli altri e noi stessi per quanto riguarda la nostra natura.
L’inganno sociale è generalmente accompagnato e sostenuto dall’autoinganno. Infatti un attore è tanto più bravo quanto più si immedesima nel personaggio che interpreta, quanto più crede in ciò che cerca di fare credere agli altri.
Lo scarto tra la verità e la mistificazione sulla nostra persona, e quindi l’inautenticità della nostra reputazione, è per noi causa di ansia per il timore inconscio che l’inganno venga scoperto.
Quest’ansia sociale ci impedisce di essere felici in quanto ci rende falsi, nevrotici e vittime di disturbi psichici e psicosomatici.
Prendere coscienza di questa problematica potrebbe aiutarci a rendere più autentici i nostri rapporti con gli altri.