“La scarpa che sta bene ad una persona sta stretta a un altra: non c’è una ricetta di vita che vada bene per tutti.” (Carl Gustav Jung)
“La diffidenza con la quale l’estroverso guarda al mondo interiore, è pari a quella con la quale l’introverso guarda al mondo esteriore.” (Carl Gustav Jung)
La struttura della mente sopra descritta si presta alla costituzione di una teoria della personalità basata sulla potenza comparata dei bisogni (sia primari che secondari) visti come forze tra loro in competizione per il controllo dell’io cosciente e degli attuatori del comportamento.
Infatti la potenza relativa dei bisogni primari varia da persona a persona già alla nascita, come conseguenza di differenze genetiche. Pertanto ci si aspetta, per esempio, che due individui, il primo con bisogni sociali prevalenti rispetto agli altri bisogni, e il secondo in cui i bisogni di individuazione prevalgono, abbiano una personalità ed un destino sociale diverso. Ma per spiegare le differenze di comportamento e di personalità tra individui bisogna tener conto anche di cosa succede al livello degli agenti inconsci.
Occorre infatti considerare che i bisogni secondari e le strategie sviluppate dagli agenti inconsci per soddisfarli, sono determinati da due ordini di fattori:
- dall’intensità (variabile nel tempo e da persona a persona) dei bisogni primari alla cui soddisfazione essi sono dedicati
- dalle esperienze del soggetto e in particolare dal trattamento e dalle influenze che questo subisce ad opera dei genitori e dell’ambiente socio-culturale di appartenenza
Pur rinunciando a fondare una teoria della personalità che contempli una serie di tipi psicologici ben definiti (concepibile a livello teorico, ma praticamente impossibile per evidenti difficoltà di valutazione) è tuttavia possibile ipotizzare un insieme infinito di profili di personalità caratterizzati da una diversa potenza (o intensità o “pre-potenza”) degli agenti inconsci.
Immaginiamo ad esempio tre soggetti i cui agenti inconsci abbiano potenze diverse, come rappresentato nel diagramma seguente, dove:
- Il soggetto Y presenta un perfetto equilibrio di potenza tra gli agenti inconsci, mentre nel soggetto X prevale l’io sociale (cioè le istanze sociali conservatrici) e nel soggetto Z prevalgono le istanze di individuazione (che includono la ribellione rispetto alle norme sociali).
- Il soggetto Z si dimostra docile e obbediente (ciò corrisponde alla relativa debolezza dell’io dominante), mentre il soggetto X tende ad assumere un ruolo di leader o padrone.
- Il soggetto X è fisicamente sano e robusto (cioè senza particolari o pressanti esigenze o preoccupazioni di salute e di protezione da agenti fisici potenzialmente nocivi), mentre il soggetto Z ha una costituzione fisica fragile e bisognosa di particolari attenzioni e precauzioni. Tale differenza corrisponde alle differenze di intensità dei rispettivi io-fisici.
Gli esempi sopra riportati rappresentano una grossolana semplificazione di fenomeni complessi e difficili da rilevare. Infatti, ipotizzare l’esistenza di soli quattro agenti inconsci è una scelta di comodo per evitare una eccessiva complessità nella rappresentazione e descrizione della struttura psichica. In realtà suppongo che il numero di agenti inconsci, come pure quello degli agenti istintivi, sia di gran lunga maggiore. Per esempio, non pare corretto includere nello stesso stesso agente (io-fisico) il bisogno di rapporto sessuale e il bisogno di integrità fisica. Sarebbe perciò più corretto parlare di insiemi di agenti con finalità più o meno omogenee. Dovremmo quindi immaginare una molteplicità imprecisata di agenti sia istintivi che inconsci, che non avrebbe senso rappresentare graficamente, perché non è dato sapere quanti e quali essi siano in realtà. Infatti in questo campo possiamo solo ricorrere all’intuizione.
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